Sbagliare è umano, PERSEVERARE È DIABOLICO.
L’aforisma che viene dal latino: “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”, tradotto letteralmente vuol dire: "Errare è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico". E questo è noto a tutti.
Ma qual è il vero significato di tale aforisma?
Il significato è chiaro: l'errare è parte della natura umana. Questo, però, non può essere inteso come attenuante di responsabilità per una reiterazione consapevole dello sbaglio, quanto piuttosto un mezzo per imparare dall'esperienza.
Commettere lo stesso errore, è davvero qualcosa di negativo, degradante, mortificante, quasi peccaminoso.
Insomma, continuare a commettere lo stesso sbaglio, nonostante la consapevolezza, può essere considerato un difetto di CARATTERE o una mancanza di volontà di migliorarsi.
E ciò, oltre a valere per i tanti casi che la vita presenta, vale ANCHE, e forse, SOPRATTUTTO, in politica.
Vale, in particolare, per chi ha già avuto esperienze politiche e amministrative con risultati negativi e fallimentari a causa di una serie di errori e poca visione.
Inutile poi raccontare e fare discorsi noiosi e ripetitivi per anni e decenni con la solita tiritera. Non serve a nulla se non si migliora!
Questo perché chi ambisce ad amministrare la cosa pubblica non può esimersi dall’essere rispettoso, diplomatico, trasparente, dialogante, disponibile, onesto intellettualmente, empatico.
Non può esimersi dal dare ascolto ai cittadini, alle loro istanze, dal perseguire il bene comune, nonché dall’esimersi DI NON ESSERE scontroso, rancoroso, arrogante e bramoso di potere.
Una persona che ambisce ad essere un vero politico, ed un amministratore della “res publica” deve essere UMILE!
SOPRATTUTTO UMILE! Nel correggersi, nel correggere, possibilmente, i suoi difetti, i suoi comportamenti, e non avere la presunzione di possedere la soluzione che la distingue dalle altre persone perché da ciò nasce la pretesa della superiorità rispetto sempre alle altre, e questo in una comunità, in una comunità democratica e civile, non è ammissibile!
L’umiltà è una caratteristica dell’amministratore forte che cerca le soluzioni attraverso le CONDIVISIONI non alzando la bandiera di una pretesa eccellenza morale e conoscitiva che nessuno ha. Il pronome singolare ”io”, “io”, “io”, dovrebbe essere sostituito con il pronome plurale “noi”, “noi”, “noi”!
Solo un atteggiamento dialogante, umile e di tolleranza rispetto ai propri alleati, ai compagni di viaggio, ai propri collaboratori, ma anche, e perché no, agli avversari politici, distingue un vero e leale amministratore al compito di governo.
E tutto ciò non sono fatti personali, privati o malumori che possono essere risolti e discussi semplicemente davanti ad un caffè, un aperitivo o a un piatto di spaghetti tra amici, ma tali caratteristiche, per chi ambisce ad essere amministratore pubblico, un soggetto pubblico, e a rappresentare i cittadini, sono e devono essere pubbliche, forti, condivise, discusse apertamente e a conoscenza della gente.
Perché la cittadinanza deve sapere, in modo trasparente e con onestà, chi manda ad amministrare il bene comune!
E certo avrà difficoltà, ma tutto e il contrario di tutto può succedere in politica, a mandare chi ha già sbagliato, o chi ha già subìto, comunque, una sorte di sfiducia politica, e che continua a dichiarare, con incomprensibili cocciutaggine e ostinazione, che non intende cambiare e migliorarsi.
Sbagliare è umano, PERSEVERARE È DIABOLICO!
Tuttavia, ognuno è libero di decidere, di agire, di comportarsi e di essere come meglio gli aggrada!
Ma sia CHIARO che sono determinati atteggiamenti perniciosi, e non i buoni consigli pubblici, che favoriscono gli avversari politici e la mala politica!
E non comprendere ciò, questo sì che è davvero avvilente!