marzo 31, 2025
SGF - ISCRIZIONE al M5S e al COSTITUENDO GRUPPO TERRITORIALE SGF
marzo 30, 2025
Come IMPOVERIRE e far MORIRE una comunità con FREDDA INDIFFERENZA.
GENTE DI CALABRIA
marzo 28, 2025
SGF – “BALLE E BUCHE”.
marzo 27, 2025
SGF – IMPIEGO DEI SOLDI DEI CITTADINI E NON SOLO.
Ascoltare sino all’ultimo secondo per comprendere meglio la situazione amministrativa, economica e sanitaria della comunità di San Giovanni in Fiore, a prescindere dalle appartenenze politiche, sindacali, ad associazioni e a categorie varie!
SGF – SANITÀ: soldi sprecati per contenitori vuoti!
INUTILE spendere soldi per ristrutturare contenitori vuoti!
marzo 25, 2025
L' ATTUALITÀ DEL PENSIERO DANTESCO.
Di Maria Gabriella Militerno
marzo 24, 2025
SPORT - NAZIONALE DI CALCIO: ripetiamo il nostro punto di vista.
Suggeriremmo a Mr. Spalletti, allenatore di una “Nazionale di Calcio”, di essere meno nevrotico, ansioso e insicuro, a volte con una preoccupazione irrazionale nei rapporti con i calciatori, almeno sul terreno di gioco.
Non puoi stare sempre lì, a bordo campo, con il fiato sul collo dei calciatori, redarguirli e quasi maltrattarli ogni secondo di minuto, distraendoli, intimorendoli, limitandone autonomia, idee, creatività e fantasia di gioco proprio mentre sono in azione.
Va bene qualche indicazione, ma i calciatori hanno bisogno di esprimere, liberamente e con tranquillità, le loro potenzialità.
Non vanno condizionati senza farli entrare mai in partita, penalizzando quella che è l’amalgama tra di loro, la comprensione, l’intendersi, le marcature, la passione, l’agonismo e il gioco nei passaggi.
Mr. Spalletti, così facendo, non troverà mai, a nostro avviso, la quadra per una squadra affiatata con uno schema di gioco ben congegnato, continuo, preciso e a memoria!
E ciò si è visto, oltre che agli ultimi Europei, anche nell'incontro di ieri sera in Germania, in particolar modo nella prima frazione della partita.
SGF IN PIAZZA
marzo 23, 2025
STAMPA E INFORMAZIONE: GABRIELE CARCHIDI è un GIORNALISTA!
SGF – SANITÀ: PRIMAVERA CON FITTA NEBBIA.
sarebbe un elisoccorso, in una giornata di nebbia fittissima qual è quella odierna qui a San Giovanni in Fiore, in grado di atterrare e salvare una vita umana?
marzo 21, 2025
SGF – LE PROMESSE NON REALIZZATE E L’IMPOVERIMENTO SOCIO‐ECONOMICO.
Sanità addio!
Di Massimo Fini
C’era una volta il “medico di famiglia”. Quello che oggi si chiama medico di base. Ma fra i due c’è una differenza abissale. Il medico di famiglia conosceva non solo la storia del paziente, la sua anamnesi, i precedenti, ma anche quella dei suoi familiari, per questo appunto si chiamava medico di famiglia. Si poteva anche farlo venire a casa e il medico arrivava subito senza problemi. Il corpo del malato era il solo strumento della sua conoscenza poiché la Tecnica non era ancora arrivata alla diagnosi a distanza. Respirava sul corpo del paziente. Quando ero ragazzino il mio medico era ovviamente un pediatra, il dottor Soletti. Era un uomo molto piccolo, non però con le fattezze del nano, e aveva pensato bene di occuparsi di bambini. Lo tenni anche quando diventai adulto, gli bastava un’occhiata per capire cosa avevo o più spesso cosa non avevo. Da giovane ero ipocondriaco (adesso lo sono molto meno, se non sarà questa volta sarà la prossima) e quindi lo chiamavo molto spesso. Un pomeriggio, da bambino, fui colto da dolori intestinali violentissimi. Mia madre si spaventò e chiamò Soletti. Arrivò e gli bastò chiedermi che cosa avevo mangiato. Avevo mangiato dodici albicocche che naturalmente nell’intestino sprigionavano gas. E il caso fu così risolto. E’ noto che la vicinanza, anche fisica, del medico e la fiducia in lui è già l’inizio di una cura. Oggi la vicinanza c’è quasi sempre, anche se non sempre, con gli strumenti tecnologici.
Soletti era anche un buon psicologo. Sul letto di morte mi confessò che le poche medicine che mi aveva dato, poche perché rifuggiva dalla medicina chimica (sosteneva che se tu introduci della chimica nel corpo il corpo prima o poi si ribella e il male salta fuori da qualche altra parte) erano in realtà dei placebo. Direi che aveva un concetto orientale della medicina. In Occidente si sa tutto, poniamo, della mano non tenendo però conto non solo del corpo ma anche della psiche del paziente.
La professione del medico, che non essendo un mestiere come un altro dovrebbe essere una vocazione, come del resto quella del magistrato, ha perso appeal sia in senso soggettivo che oggettivo. Non è esaltante ridursi a un burocrate che compila prescrizioni, che invia poi via mail, senza aver mai visto in faccia il malato. E’ la burocrazia che come sempre, o quasi sempre, complica le cose, da qui le interminabili liste di attesa. Una mattina facevo la fila in non so quale Asl, davanti a me c’era un uomo sulla cinquantina. Sentii che il medico, o forse era solo un impiegato, gli fissava un intervento a sei mesi di distanza. Ma in sei mesi quello faceva in tempo a morire.
Ho una domestica rumena e i suoi amici che possono permetterselo vanno a curarsi a Timisoara o a Bucarest non perché i medici rumeni siano migliori di quelli italiani, i medici italiani, soprattutto nelle specializzazioni, sono bravissimi (vedi Niguarda che è al 37esimo posto fra i migliori ospedali del mondo) ma perché evitano le lunghe code burocratiche magari sganciando qualche sacrosanto euro in più.
E’ anche vero che durante il Covid i medici hanno perso molto della loro credibilità, perché ogni specialista, divenuto una star televisiva, diceva l’esatto opposto di un altro specialista. E a tutt’oggi non è ancora certo se i vaccini abbiano risolto la questione, o attraverso ‘danni collaterali’ spesso pesantissimi, l’abbiano peggiorata. Del resto quei vaccini furono fatti in fretta e furia. Per avere un vaccino veramente efficace contro la poliomielite, terrore della mia infanzia, ci sono voluti più di dieci anni, prima il vaccino di Salk e poi qualche anno dopo quello, definitivo, di Sabin.
Si capisce che per il Covid-19 il governo italiano sia stato colto di sorpresa perché l’Italia fu la prima a dover fronteggiare il virus proveniente dalla Cina (secondo alcuni ‘complottisti’ fu elaborato in vitro dai cinesi). Però in Svezia hanno fatto i vaccini ma non hanno imposto l’ancor più insidioso lockdown. La ministra della Sanità svedese Lena Hallengren affermò a suo tempo che i conti si sarebbero fatti alla fine e anche qualche anno dopo la fine. E infatti molti ragazzi italiani sono rimasti traumatizzati dal lockdown, non potendo sfogare in alcun modo la loro giovanile energia, e oggi se ne vedono le conseguenze. Si dirà che in un Paese come la Svezia di grandi dimensioni, con poche città con una densa popolazione, il lockdown era superfluo, comunque la Svezia, è un fatto, ha avuto proporzionalmente molti meno morti di noi. Ma anche la Svizzera, che ha un’alta densità di popolazione in un territorio circoscritto, e che non ha fatto lockdown, ha avuto, proporzionalmente, meno vittime dell’Italia. E lasciamo pur perdere, per pietas, le speculazioni che hanno fatto le case farmaceutiche, anglo-americane e olandesi.
Ma poi c’è anche una questione di cultura generale. Nevrotici e ipocondriaci quali siamo diventati al minimo malessere ricorriamo al medico, più spesso al medico virtuale che a quello in carne e ossa. Questo smista la faccenda ai laboratori e quindi anche qui c’è l’intasamento e il responso per un semplice esame del sangue arriva dopo una settimana e più. Poi c’è quello, ancora più grave, del Pronto Soccorso dove dovrebbero arrivare solo soggetti in pericolo di vita e invece viene intasato dagli ipocondriaci. Attualmente solo il 44 per cento degli ospedali hanno il Pronto Soccorso. E se un poveraccio abita lontano da uno di questi ospedali? E quali sono anche qui i tempi di attesa che, per ovvie ragioni, dovrebbero essere immediati? “Quanto tempo passa fra l’arrivo al Pronto soccorso e l’intervento del medico di guardia?” chiede la solerte cronista al primario. “Il tempo di morire”.
14 marzo 2025, il Fatto Quotidiano
GAZA ASSOMIGLIA AD AUSCHWITZ.
marzo 20, 2025
VENTOTENE – PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA.
marzo 18, 2025
SGF – TENSIONE ALLE STELLE IN GIUNTA COMUNALE.
SGF – OSPEDALE: IL "COMITATO 18 GENNAIO" ADERISCE ALLA PETIZIONE.
Il “COMITATO 18 GENNAIO” aderisce alla petizione promossa dal Comitato Si(la) Salute Bene Comune ed INVITA i cittadini a firmarla.
La popolazione deve unirsi ed essere compatta in questa battaglia per la sicurezza ed a tutela della vita.
IL "COMITATO 18 GENNAIO"
San Giovanni in F. 18 marzo 2025
**
PETIZIONE: SALVIAMO L'OSPEDALE di SAN GIOVANNI IN FIORE!
Dopo la drammatica morte di Serafino Congi, avvenuta il 4 gennaio scorso, niente è cambiato nel servizio sanitario.
Serafino Congi colpito da un infarto, è stato trasportato all' ospedale di Cosenza dopo tre ore di attesa presso il pronto soccorso dell'ospedale di San Giovanni in F. Durante il trasporto ha cessato di vivere.
Un servizio di emergenza urgenza e di pronto soccorso inadeguato, dotato di personale medico pesantemente insufficiente e di una organizzazione inefficiente costituisce un serio fattore di rischio ed espone i cittadini ad una condizione di permanente insicurezza.
Le autorità competenti, a partire dal Commissario Regionale alla Sanità, devono assumere provvedimenti urgenti e straordinari dando priorità al servizio di emergenza urgenza e pronto soccorso.
Il "COMITATO 18 GENNAIO" ADERISCE!
FIRMA
https://www.change.org/p/salviamo-l-ospedale-di-san-giovanni-in-fiore?source_location=search
marzo 17, 2025
SGF – TASSE E REGALIE.
AUMENTANO LE FIERE DEL LIBRO, MA CALANO MERCATO E LETTORI.
MA I FESTIVAL SONO UTILI AL PAESE CHE NON LEGGE?
Di Paolo Di Stefano
(Scrittore, giornalista, critico letterario, curatore editoriale, poeta, librettista e direttore artistico italiano)
Corriere della Sera - 15 marzo 2025
Si annuncia alla grande la IX edizione del Book Pride, fiera nazionale dell’editoria indipendente, prevista a Milano tra il 21 e il 23 marzo. Le premesse sono le migliori. Grandi nomi internazionali e significativi autori italiani si ritroveranno sotto l’insegna «Danzare sull’orlo del mondo», tema di questa edizione. Siamo pronti a giurare che alla fine i numeri supereranno quelli dell’anno scorso. La poesia, lo sport, i classici, le parole, i fumetti, ci sarà di tutto. E tanti scrittori e scrittrici, giornalisti e politici sono sempre contenti di presentare i propri libri. Gli editori forse un po’ meno, dovendo disporre di macchine organizzative all’altezza del turbinio di manifestazioni che si svolgono in Italia quasi senza tregua.
Da diversi decenni, ormai, tutte le kermesse editorial-librarie, da Torino a Mantova, da BookCity a Pordenonelegge, aumentano le loro performance: eventi e presenze. Eppure, i conti non tornano, se è vero che, secondo i dati ricorrenti, cala il mercato, calano i lettori e peggiora la qualità della lettura, che è frammentaria, occasionale e scadente. So che un ragionamento del genere rischia di apparire un poco disfattista a chi si impegna a organizzare festival straordinari e ne esce ogni volta estenuato ma entusiasta. Ma il sospetto è che alla lunga le feste del libro finiscano per sostituire la lettura. E al di là del conclamato successo del rito collettivo, non sarà arrivato il momento di chiedersi se non ci siano modi migliori di investire denaro pubblico per far leggere gli italiani?
marzo 16, 2025
SGF – Servizio EMERGENZA/URGENZA all’anno zero.
marzo 15, 2025
SGF – CULTURA
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